Uno dei problemi del giorno, dopo il sofferto pareggio della Francia, è lo scandalo Luttazzi. Ma davvero copia? O siamo tutti ignoranti e non sappiamo riconoscere un plagio da uno specchio su cui arrampicarsi?

Luttazzi in realtà non copia: ha un suo copione nascosto che si popola misteriosamente di battute provenienti da un’altra lingua. Si tratta di un libretto magico che gli fu donato da Albus Silente quando era ancora un giovane assessore democristiano, prima che la cicatrice a forma di pelo sullo stomaco gli rivelasse, illuminandosi sulla fronte, la sua sorte di predestinato.

Non garantisco che come storia in un tribunale regga. Ma sarò lieto di raccontarla quando sarò convocato come testimone a discarico: qualcosa mi dice che convincerà di più di un discorso a base di ruoli attanziali e isotopie.

(E meglio anche di Aldo Grasso che, da esperto televisivo, lo recensì come “il più colto e caustico fra i nostri comici. L’unico in grado di conciliare l’epica satirica e la visionarietà”. Non era visionarietà. Era proprio un libretto magico, Grasso. Ma tu non potevi saperlo, eri solo un critico televisivo)