La verità è che Berlusconi non ha mai corrotto Mills. Ha corrotto me. Affinché montassi il caso Mills. A scopi propagandistici, per tornare finalmente a far la parte del “chiagne e fotte” che tanto gli aggrada. Un po’ tortuoso, ve lo concedo, ma lo sapete che il premier non sta bene.
Io, che ho buoni addentellati in Repubblica, ho dato quattro dritte a Giuseppe D’Avanzo, che conosce il cugino del nipote di terzo grado della cameriera della Gandus. Il resto è stato un gioco da ragazzi.
D’altra parte, come pensate si possa vivere facendo il vignettista satirico senza un 600 milioni di euro da parte? Per pagarsi le querele, o meglio, per corrompersi i giudici una volta querelato. Berlusconi in questa storia non vuole entrare. Se si sapesse che paga un disegnatore satirico per sputtanarlo ad arte, la sua immagine, così finemente costruita negli anni, ne risulterebbe irrimediabilmente corrotta. Ops. Volevo dire violata. Ops. Volevo dire minata.
Non dite niente a quelli di Studio Aperto, naturalmente, per i quali non è successo niente. Svegliateli quando il governo è caduto, fra qualche mese. Ditegli che è stato un sogno. Che possono tornare a fare i giornalisti, se mai lo volessero davvero.